il 17 giugno, a un mese esatto dall’alluvione del 17 maggio, una marcia popolare che partirà alle ore 16 da piazza XX settembre a Bologna e arriverà sotto la sede della Regione Emilia-Romagna.
La crisi climatica ha mostrato i suoi effetti sull’Emilia-Romagna, mentre la cementificazione del territorio ha trasformato precipitazioni intense in una catastrofe con morti e devastazioni. Siccità prolungate, ondate di calore e poi inondazioni improvvise provocano disastri, mettono in discussione la possibilità di produrre cibo di qualità e di avere acqua per tutte. Piogge intense saranno sempre più frequenti e l’acqua, su territori cementificati e impermeabilizzati, scorrerà velocemente verso il mare, lasciando alle proprie spalle la distruzione delle alluvioni e i pozzi comunque a secco. Eventi sempre più frequenti che distruggono case e luoghi di lavoro, ma anche gli spazi sociali e collettivi, mentre nuovi lockdown diventano normalità, con la chiusura delle scuole e dei luoghi di socialità, e tante lavoratrici e lavoratori sono costrette a mettere a rischio la propria vita perché anche in situazioni d’emergenza la macchina del profitto non si può fermare. L’ennesima crisi, che graverà sulle nostre spalle, che scaricherà con la solita violenza il lavoro di cura in primis sulle donne, sulle povere, sulle ultime. Crisi che si svolge in simultanea con la folle escalation bellica. Guerra e crisi climatica sono due riquadri dell’emergenza continua in cui viviamo. Tutto ciò non è un evento improvviso, è crisi climatica; è la volontà politica di investire per decenni sul costruire un territorio per il profitto e non per la vita bella e sicura di chi lo vive. E la crisi climatica è stata studiata ed annunciata, con i report sui tavoli di amministrazioni locali, regionali e governi. Sapevamo, sapevano! Di fronte a questa responsabilità, è ancora più irresponsabile affermare che ‘ricostruiremo tutto come prima’, e che le grandi opere vanno avanti. Dobbiamo fermarli!