Assemblea universitaria verso lo sciopero dell'8 marzo
Assemblea universitaria verso lo sciopero dell'8 marzo

6 MARZO ASSEMBLEA UNIVERSITARIA DI NON UNA DI MENO VERSO LO SCIOPERO DELL'8 MARZO.

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin in tantissimə ci siamo trovatə nelle piazze, nelle strade, nei cortei, unitə in un'unica e potente marea contro la violenza maschile e di genere, che gridava all'unisono: Se domani tocca a me, sorella brucia tutto! La violenza attraversa anche i luoghi del sapere, dove ci formiamo e lavoriamo in condizioni sempre più precarie. Lo sciopero femminista è l'occasione per riufiutarla! Per questo vogliamo discutere insieme di come scioperare l'8 marzo in università, come studentesse, ricercatrici, professoresse e personale amministrativo, lavoratrici delle biblioteche, delle pulizie, delle mense.

In questi mesi abbiamo assistito all'inasprirsi della violenza dentro e fuori i luoghi del sapere. Lo vediamo nelle tantissime denunce delle molestie in università ai danni delle studentesse da parte di professori che si sentono legittimati ad usare il loro potere. Lo vediamo nelle cariche e manganellate della polizia di fronte al dissenso espresso da studentə dentro e fuori le università, come è successo recentemente a Torino e a Pisa. Lo vediamo nella difficoltà di prendere posizione dentro l'Università contro il genocidio che Israele sta compiendo in Palestina per ritorsioni a livello professionale. Lo vediamo nei tagli sempre più consistenti alla spesa pubblica, mentre si incrementano gli investimenti in armi e gli accordi tra Università e industria bellica israeliana.

Come studentesse siamo costrette a studiare programmi didattici che riproducono ideologie patriarcali e coloniali, la mancanza di autrici donne nei programmi didattici è spesso assunta come un dato di fatto e non vediamo le università e i luoghi della formazione come spazi sicuri per studentesse e studentə, precariə.

Come lavoratrici della ricerca viviamo l'intesificazione dei tempi di lavoro, senza che il lavoro che facciamo ci venga riconosciuto e pagato adeguatamente. Sentiamo sempre di più la pressione dovuta alla precarietà ma non possiamo smettere di lavorare, anche se non pagate, perché per sperare di ottenere un nuovo contratto in futuro dobbiamo garantire la continuità della ricerca. Secondo l'ultima inchiesta dell'associazione dottorand italiani (ADI), il 14% dellə dottorandə non riesce ad arrivare a fine mese, mentre la maggior parte è a rischio stress, depressione e ansia.

Come professoresse siamo costrette a fare il triplo del lavoro, se siamo donne, affinchè nei concorsi le nostre competenze siano riconosciute al pari dei nostri colleghi. Veniamo infantilizzate se troppo giovani nonostante le competenze, se i nostri temi di ricerca riguardano genere, sessualità non vengono presi sul serio.

Come lavoratrici dell’amministrazione, vediamo il nostro lavoro incastrato nella burocrazia senza una minima possibilità di nostra valorizzazione né di crescita.

Come lavoratrici in appalto - delle biblioteche, delle mense, delle pulizie - il nostro lavoro è tanto essenziale quanto invisibile e sottopagato.

In tutte queste posizioni, siamo costrette a subire battute e molestie da parte dei nostri collleghi e superiori e professori, per timori di subire ritorsioni a livello professionale.

Noi, al contrario, vogliamo costruire insieme sempre più spazi e presidi transfemministi in università, che siano safer, autogestiti, accessibili, di tutt3 e in cui lottare insieme contro la violenza e il sistema eteropatriarcale e razzista, dilagante e sempre più aggressivo. Cosa vuol dire scioperare dall'università per tutte le diverse figure precarie e non che la attraversano - studentesse con o senza borsa di studio, studentesse/lavoratrici, dottorande, lavoratrici della ricerca e precarie, lavoratrici del personale amministrativo e lavoratrici esternalizzate dei servizi, professoresse a contratto o strutturate?

Per questo, come Non Una Di Meno, pensiamo che sia fondamentale trovarci nei luoghi in cui sfruttamento, molestie e violenze di ogni tipo si riproducono indisturbate e costruire uno spazio assembleare e collettivo!

Sei unə studentessə universitariə e ti trovi immobile tra gli esami da conseguire e il resto della tua quotidianità, tra l’eccellenza e la performatività o l’esclusione? Non riesci o non vuoi stare al passo? Il tuo diritto allo studio e all’autodeterminazione è minato dal ricatto del merito?

Sei unə studentessə fuoricorso, hai perso la borsa di studio e sei costrettə a pagare l’importo totale delle tasse?

Sei unə studentessə obbligata a lavorare per mantenerti e pensi che le tasse siano troppo alte e che non ci sono abbastanza borse di studio per permettere un reale accesso all'istruzione?

Fai parte dellə tantə dottorandə/post-doc che lavorano con i soldi del PNRR e ti chiedi cosa ne sarà di te quando i fondi finiranno o verranno tagliati?

Non trovi casa perché gli affitti sono alle stelle o vieni esclusə dal mercato immobiliare?

Senti che il tuo fare ricerca accademica venga minato da pure esigenze di mercato?

In quanto donna non riesci a stare al passo della permormatività richiesta per pubblicare e accedere al titolo di RTDA/RTDB o professoressa perché devi svolgere anche il lavoro di cura dentro casa o occuparti dei tuoi figli?

In quanto donna o persona LGBTQIA+ pensi di ricevere un trattamento differenziale e sessista come studentessə? o di non essere trattata adeguatamente dai tuoi colleghi come ricarcatrice o professoressa e devi sforzarti il doppio per essere presa sul serio?

Credi che il sapere universitario possa e debba essere costruito in maniera diversa, al di fuori di dinamiche di produzione e riproduzione di saperi normativi e patriarcali?

Non riesci a rimanere zittə di fronte al riprodursi di dinamiche di violenza patriarcale attuate anche dentro le mura universitarie?

Sei una studentessa migrante e il tuo permesso di soggiorno dipende dal numero di cfu che riesci a conseguire in un anno? Hai un permesso di soggiorno di studio e con la legge di bilancio la tua assistenza sanitaria è passata da 150 a 700 euro?

Lavori nei servizi dell'università ma sei assunta da una cooperativa e per questo ti trovi in una condizione di precarietà, ricevi uno stipendio più basso e ti vengono imposti dei turni che non si conciliano con le tue esigenze?

Ti stai mobilitando da dentro l'università per opporti al genocidio in corso in Palestina e per interrompere i rapporti e la complicità degli atenei con lo Stato di Israele?

Quali sono i motivi per cui credi che sia importante scioperare dalle lezioni, dal lavoro o dalla quotidianità universitaria l’8 marzo?

Ad un mondo della formazione che ci vuole zittə e isolatə, contrapponiamo spazi di discussione e di sorellanza: collettivizziamo i nostri pensieri e la nostra rabbia, organizziamo insieme lo sciopero dell’8 marzo!

@ via Zamboni 32 Ore 18:30

Post-assemblea rimarremo insieme per condividere un momento di socialità transfemminista e per iniziare a costruire insieme materiali, striscioni e cartelli per la giornata dell'8 marzo

9 mesi fa
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