Vi invitiamo alla consueta cena per ricordare il gesto di Gaetano Bresci che uccise Umberto I il 29 Luglio del 1900, a Monza. L’atto fu realizzato con lo scopo di vendicare la carneficina realizzata, su ordine del Re, dal generale Bava Beccaris per stroncare l’insurrezione popolare del 6-9 maggio 1898.
Sotto le mitraglie dell’esercito morirono oltre 300 persone (80 secondo i dati ufficiali). Ma in quegli anni l’esercito e la polizia avevano brutalmente represso altre sollevazioni popolari come i “moti della Lunigiana”.
Gaetano Bresci, nato a Prato nel novembre del 1869, era espatriato dall’Italia nel 1897 dopo essere stato amnistiato per condanne di vilipendio e resistenza alla forza pubblica. Negli Stati Uniti si era unito alla comunità anarchica di Patterson molto nutrita e attiva. Rientrò in Italia con il preciso scopo della vendetta. Arrestato a seguito del regicidio fu condannato all’ergastolo da scontare nell’isola di Ventotene dove morì il 22 maggio del 1901.
Lo ricordiamo con le sue parole: «Ho attentato al Capo dello Stato perché è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere. Concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia in seguito agli stati d’assedio emanati per decreto reale. E dopo avvenute le altre repressioni del ‘98 ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d’assedio emanati con decreto reale».
Certo che, per gli anarchici che mai poterono portare un fiore sulla sua tomba (tuttora sconosciuta), la sua morte fu uno dei tanti “suicidi di Stato”.
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