Femminismo bastardo
Femminismo bastardo

presentazione del libro di Maria Galindo

"Permettetemi di dirvi che la depatriarcalizzazione è quella parola, è quel luogo, è quella chiave, è quel concetto che può inglobare, creare coesione, aprire a un nuovo senso di epoca, identificarsi come un’utopia generale all’interno della quale ricamare contenuti così come senso collettivo in cui inscrivere pratiche e saperi." 

Presentazione del libro di Maria Galindo, Femminismo bastaro. Prefazione di Paul Preciado. Traduzione Roberta Granelli (Mimesis)

Intervengono Roberta Granelli, Natalia, Susan Falcone. Attraverso una scrittura “bastarda”, che unisce prosa e poesia, manifesto politico e articolo di giornale, María Galindo passa in rassegna le questioni fondamentali del femminismo dalla sua prospettiva anarchica e decoloniale. Secondo l’autrice le donne sudamericane hanno il dovere di riconoscersi come bastarde e di rifiutare il progetto dello stato coloniale del meticciato (mestizaje) che classifica, gerarchizza e tenta di nascondere la “ferita coloniale” che ancora sanguina. Con Mujeres Creando, il movimento femminista di guerriglia urbana non violenta da lei fondato, sviluppa un diagramma di pratiche di ribellione alla violenza che lei stessa chiama “depatriarcalizzazione”. In quest’ottica, il femminismo bastardo è un modo per posizionarsi – come fanno le riflessioni decoloniali – fuori da qualsiasi binarismo, sia quello di genere, quello tra Stato e popolazione indigena o quello tra vittima e carnefice. 

María Galindo nasce in Bolivia nel 1964, studia psicologia e teologia. Nel 1992 fonda a La Paz il gruppo anarchico femminista libertario Mujeres Creando, uno dei collettivi artistico-politici più importanti dell'America Latina, che si esprime soprattutto attraverso una politica visuale per risignificare gli spazi pubblici.