L’antropologia anarchica che già esiste. David Graeber e le lotte contro la falsa moneta dei nostri sogni.
L’antropologia anarchica che già esiste. David Graeber e le lotte contro la falsa moneta dei nostri sogni
2 mesi fa
common.add_to_calendar
event.download_flyer

L’antropologia anarchica che già esiste. David Graeber e le lotte contro la falsa moneta dei nostri sogni.

Intervengo per la rivista ALEA (rivista indipendente di antropologia culturale www.aleamag.com): Maria Elena LOPATRIELLO, Pasquale MENDITTO e Silvia PIZZIRANI

David Graeber (USA12 febbraio 1961 - Venezia, 2 settembre 2020) è stato un antropologo e militante anarchico statunitense.

Autore di numerosi libri tra cui La rivoluzione che viene. Come ripartire dopo la fine del capitalismo; Frammenti di antropologia anarchica; Bullshit Jobs; L'utopia pirata di libertalia; Rivoluzione: istruzioni per l'uso, e di articoli, ha insegnato come professore aggiunto di antropologia all'Università Yale.

In aggiunta al suo lavoro accademico, Graeber fu coinvolto direttamente e indirettamente in numerose iniziative politiche e sociali, tra cui la militanza nel sindacato Industrial Workers of the World, la partecipazione alle proteste contro il World Economic Forum a New York City nel 2002, il sostegno nel 2010 alle proteste studentesche del Regno Unito e il contributo alle prime fasi della nascita del movimento Occupy Wall Street. Fu, inoltre, co-fondatore di Anti-Capitalist Convergence.

Nel novembre 2011, il magazine Rolling Stone attribuì a Graeber la paternità dello slogan: «Noi siamo il 99 per cento» e la nascita della prima Assemblea Generale di New York City. Fu membro del Comitato consultivo ad interim dell'Organizzazione per una società partecipativa (IOPS), un'organizzazione non governativa che si occupa di autoregolazione dei lavoratori, uguaglianza dei diritti tra gli esseri umani, solidarietà, diversità, sviluppo eco sostenibile e internazionalismo. (Fonte Anarcopedia)

David Graeber diceva di aver sentito parlare per la prima volta di anarchismo da bambino, quando suo padre gli raccontava della sua esperienza in Spagna con la brigata internazionale durante la guerra civile. Allora, a catturare la sua immaginazione furono la descrizione di come Barcellona fosse organizzata secondo i principi anarchici. Fu in quel momento che incominciò a guardare all’anarchismo come ad un modo di pensare le relazioni sociali attraverso i prismi della libertà e dello sviluppo della creatività umana.

Questa posizione etica e intellettuale è dappertutto nei suoi scritti e lo ha aiutato nel tempo a fare della (sua) antropologia un’esplorazione costante delle possibilità e degli immaginari che ogni società produce attraverso le azioni creative dei soggetti che la costituiscono.

È per questa sua visione trasversale e immediatamente politica che ALEA ha deciso di dedicargli un numero monografico, in cui sono presenti dei suoi saggi inediti e delle schegge di situazionismo. ALEA e' in debito con DG, ma per fortuna si tratta di quel tipo di debiti di cui non ci si vuole sbarazzare.