L'ascaro. Una storia anticoloniale
L'ascaro. Una storia anticoloniale
2 mesi fa
Biblioteca Amilcar Cabral
Biblioteca Amilcar Cabral, 24, Via San Mamolo, Roncrio, Santo Stefano, Bologna, Emilia-Romagna, 40136, Italia
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incontro in occasione della presentazione del libro 

Immaginatevi quando uno si appresta a combattere lontano da casa per un governo straniero. In queste circostanze non c’è nessuno, nemmeno il più coraggioso che non abbia lo stomaco in subbuglio.

Incontro in occasione della presentazione di L'ascaro. Una storia anticoloniale di Ghebreyesus Hailu, traduzione di Uoldelul Chelati Dirar, prefazione di Maaza Mengiste, Tamu Edizione 2023.

Uoldelul Chelati Dirar dialoga con Giovanni Dore.

L’incontro fa parte della Rete Yekatit12-19Febbraio un calendario di appuntamenti in diverse città italiane per raccontare il colonialismo italiano e le sue eredità, le resistenze e le voci delle diaspore.

Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell’esercito in cerca di fama. L’esercito è quello di una potenza coloniale, l’Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l’asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un’altra colonizzazione. 

Terminato nel 1927 – ancor prima dell’espansione fascista in Etiopia – da un brillante religioso eritreo che aveva sfruttato i canali ecclesiastici per acquisire una formazione cosmopolita, “L’ascaro” è allo stesso tempo un tassello importante della storia letteraria africana e una testimonianza unica sul colonialismo italiano. In una singolare mescolanza di cultura popolare e riferimenti eruditi, il testo di Ghebreyesus Hailu qui tradotto dall’originale tigrino offre non solo una denuncia della brutalità coloniale, in un momento ancora vicino ai fatti, ma anticipa le riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo. 

Pubblicazione nata dalla collaborazione con Alessandra Ferrini nel contesto del progetto Unruly Connections (Ar/Ge Kunst, 2022). Prefazione di Maaza Mengiste. Postfazione di Alessandra Ferrini.