A partire dalle recenti uscite dei volumi dedicati a Franco Ferrara e Patrizia Vicinelli, Giorgiomaria Cornelio e Gianluca Armaroli parlano dei poeti “ritrovati” da Argolibri.
Il cielo era già in noi – Franco Ferrara
Grande esploratore ed archeologo, scienziato e poeta, Franco Ferrara ha attraversato il secondo Novecento italiano (il suo esordio, Pascoli della nostra mano, è del 1960, cui fanno seguito altri venti volumi di versi) da un esilio singolare di voce e scrittura, da un altrove nomadico e inquieto lontano dai grandi gruppi editoriali come dalle accademie e dalla critica salottiera.
A lungo dedito alla scoperta delle piste carovaniere utilizzate dai Romani nell’Africa Sahariana, sotto l’egida dell’Unesco, Ferrara ha attraversato, con versi mercuriali, i deserti materici della parola poetica, alternando autentiche meditazioni a “formulari” in versi, «nell’urgenza assoluta di spogliarsi dell’uomo umano» (Rubina Giorgi), rivolgendo la sua poesia minerale ed alchemica oltre il letargo delle categorie interiori e del tempo presente: perché «mitologia è ontologia», mattino di un altro giorno, viaggio che non ha fine, canto; ed è proprio dal canto silenzioso del deserto che questo libro proviene , riemerso dalle sabbie di un oblio che rischiava di oscurarne l’assoluta grandezza.
La nott’e’l giorno. L’opera poetica – Patrizia Vicinelli
A oltre trent’anni dalla morte della poeta, artista, performer e attrice bolognese Patrizia Vicinelli (1943-1991), la casa editrice Argolibri ne ripubblica le opere edite, tra cui autentici capolavori della sperimentazione poetica come à, a. A, e Non sempre ricordano; nel volume compaiono inoltre il romanzo flusso Messmer, l’opera teatrale Cenerentola, riscrittura femminista della celebre fiaba, composta con le compagne di detenzione nel carcere di Rebibbia, il poema ultimo I fondamenti dell’essere, e, pubblicate per la prima volta, le riproduzioni fotografiche a colori, recentemente ritrovate, di Apotheosys of Schizoid Woman, libro oggetto realizzato a mano dall’autrice durante la sua fuga in Marocco, andato perduto.
Ancora oggi Patrizia Vicinelli resta una delle figure più coinvolgenti e incandescenti della poesia italiana del secondo Novecento, sebbene la sua poesia risulti pressoché introvabile. Fin dal suo esordio poetico, poesia e vita si muovono intorno alla sperimentazione e all’underground, alla conquista di un linguaggio autonomo, di una poesia restituita al corpo e alla voce, in controtendenza con la tradizione letteraria e lirica. Visione onirica e arti visive, cinema sperimentale e performance, collage e ready made, dazebao e slogan di protesta, suono e fisicità della parola, convergono in uno stile unico e inconfondibile, di difficilissima collocazione nel panorama letterario italiano.