A Bologna il movimento anarchico interpreta la fase dopo la fine della prima guerra mondiale come propizia per una sollevazione rivoluzionaria, mentre – con circa ventimila disoccupati e il più forte rincaro dei prezzi della penisola – cresce la rabbia nel ceto proletario, che si concretizza in scioperi, proteste di piazza ed espropri.
D’altra parte i nazionalisti, l’apparato repressivo allestito dal governo Nitti e il primo fascismo organizzano la reazione politica e militare in città e in provincia, così che si delinea una dinamica di guerra civile che caratterizza gli anni dal 1919 al 1922 e che infine vede il fascismo affermarsi con la violenza e la distruzione sistematica di uomini e luoghi del movimento operaio. Facendo ciò, dapprima nel capoluogo e poi nelle altre zone della regione, anticipa una dinamica nazionale che culmina con la marcia su Roma dell’ottobre del 1922.
Tratteranno di questo snodo cruciale della storia d’Italia Rodolfo Vittori e Antonio Senta.
Entrambi storici e insegnanti di storia e filosofia nei licei, sono autori di numerose pubblicazioni e soci rispettivamente della Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini di Firenze e dell’Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa di Reggio Emilia.