Tunisia: transiti, partenze e resistenze nello spazio securitario euromediterraneo
Tunisia: transiti, partenze e resistenze nello spazio securitario euromediterraneo
5 mesi fa
TPO
Via Casarini 17/5
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Ya Basta Bologna presenta:

- Vincenza Pellegrino e Jacopo Anderlini (Uni Parma), parte del progetto Mobilities, solidarities and imaginaries across the borders (MOBS) sugli spazi di partenza e transito nell’area Mediterranea
- Khaled Tabbabi (Uni Tunisi), ricercatore tunisino e attivista del Forum Tunisino dei Diritti Sociali ed Economici (FTDES)
- Anna Benvegnù (Uni Milano Statale)
- Dorra Frihi (Uni Ca’ Foscari Venezia)
- Studentesse e studenti della Clinica Giuridico-sociologica “Migrazioni e frontiere” Uni Parma

Nell’ultimo anno la Tunisia è ritornata ad essere un territorio attenzionato in cui sperimentare nuove politiche securitarie per la gestione della mobilità verso l’Europa. In un paese post-rivoluzionario in cui i propositi delle Primavere arabe sembrano più lontane che mai, si sovrappongono gli effetti di una crisi globale e post-pandemica, l’inasprimento di un regime sempre più autoritario e razzista nei confronti delle persone subsahariane in transito, un rinnovato desiderio di libertà e fuga da parte delle nuove generazioni tunisine e l’investimento politico ed economico dell’Europa e dell’Italia affinché la Tunisia diventi l’ennesimo stato terzo con cui stringere rapporti di scambio su petrolio e migranti.

In questo scenario precario, tuttavia, emergono delle risposte dal basso che contestano il presente sviluppo delle cose: dalle comunità migranti che rivendicano protezione e visibilità, alle famiglie delle persone scomparse in mare che lottano per ottenere verità e giustizia e individuano nella complicità dei governi europei le responsabilità di quanto accade nel Mediterraneo. In un'Europa in crisi, dilaniata dai nazionalismi neoliberali, crediamo sia imprescindibile mettersi alla ricerca di nuove alleanze per immaginare insieme forme di liberazione che affrontino le più profonde contraddizioni del nostro presente, proprio a partire dalle periferie dello spazio politico in cui agiamo, al di là del nostro mare, nei luoghi dove queste contraddizioni assumo il proprio volto più violento.