VENTIMILA LEGHE DI RICATTO
Raccolta fondi in solidarietà agli antirazzisti condannati
Nell’autunno del 2014 la Lega capitanata da Matteo Salvini si trovava in fase di grande ascesa e Bologna era stata designata come luogo simbolo della sua avanzata in tutta Italia. L’8 novembre dello stesso anno il leader della Lega, assieme a Lucia Borgonzoni e Alan Fabbri, aveva programmato una “visita” al campo sinti di Villa Erbosa. Quella rom sinti e camminati rappresenta una comunità che da secoli subisce violenze e discriminazioni e ancora oggi risulta essere la “minoranza più discriminata d’Europa”. Basti pensare che nel suddetto campo vivevano 21 famiglie già drammaticamente note alla cronaca locale per aver subito l’assalto della banda della Uno Bianca del dicembre 1990 in via Gobetti (due i morti, Patrizia della Santina e Rodolfo Bellinati).
La mattina dell'8 Novembre, Bologna si presenta diametralmente divisa: da un lato la volgare provocazione della Lega alla costante ricerca di sensazionalismi, per rilanciare la propria campagna elettorale in vista delle regionali previste per la fine del mese; dall'altro la comunità sinti, supportata dalla Bologna antifascista e antirazzista che voleva evitare l’ennesima speculazione politica sulla pelle degli ultimi. Per aggirare il confronto con sindacati, realtà politiche e società civile, e poter fare il proprio comizio in favor di telecamera, Salvini e il suo seguito si avvicinarono al campo da un ingresso secondario.
Un gruppo di manifestanti, per evitare di regalare l'ennesimo palcoscenico di propaganda razzista, si pose davanti alla vettura di Salvini che, anziché indietreggiare, decise di avanzare a tutta velocità finendo per investire alcuni dei ragazzi presenti. I numerosi video della giornata pubblicati in diversi social non lasciano molto spazio all’interpretazione: l'auto, inizialmente ferma, a un certo punto accelera in maniera improvvisa verso i manifestanti!
Sulla base di questi fatti la procura ha deciso di procedere solo nei confronti di coloro che si erano frapposti tra la popolazione sinti e lo squallido gesto di sciacallaggio della Lega e di Salvini che a quell’epoca, va ricordato, strizzava più di un occhio a Casapound e all’estrema destra italiana.
Difficile metterla diversamente: quando la Bologna antirazzista e antifascista decideva di opporsi a Salvini all'inizio della sua parabola politica aveva tutte le ragioni dalla sua parte. A distanza di 8 anni da quei fatti, gli effetti delle politiche promosse (soprattutto) dalla Lega e dal suo leader sono sotto gli occhi di tutti: le politiche disumane sui confini del Mediterraneo responsabili di oltre 1.315 di morti o dispersi da gennaio ai primi di novembre del 2021 e 28.600 migranti intercettati in mare e riportati indietro dalla Guardia Costiera libica; la discriminatorietà dei decreti sicurezza; la retorica razzista volta gettare benzina sul fuoco della competizione etnica. Senza considerare i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali spariti nel nulla…
Oggi, all’inizio del 2022, si consuma la vendetta di Salvini e del suo partito. Un’ occasione che evidentemente la Lega intende sfruttare per “fare cassa”, visto che Matteo Salvini, Lucia Bergonzoni e Alan Fabbri si erano costituiti parte civile chiedendo a risarcimento somme superiori a 200 mila euro, cifra esorbitante per i fatti della giornata! La Corte d’Appello con sentenza del 28 febbraio 2022 ha ridimensionato la richiesta, ma condannato giovani ragazzi/e, comunque, a pene elevatissime se considerate in relazione alle dinamiche della giornata (tra i 2 mesi e un anno e mezzo di reclusione). Inoltre, alla pena detentiva si aggiunge il ricatto di quella pecuniaria, che vede gli imputati costretti a risarcire la Lega e i suoi esponenti coinvolti di una somma folle pari a 20 mila euro per danni morali!!
Si tratta di una cifra da capogiro se fatta gravare sulle spalle di una manciata di giovani precari, colpevoli semplicemente di essersi messi in gioco in prima persona per difendere l'idea di un mondo equo e senza razzismo.