Giovedì 5 dicembre 2024 arrivano al Cinema Teatro Galliera con @SalaOpen 3^edizione
"ððððððð ððððððððð" Regia di Pascal Bernhardt | 70â - 2024
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ðððð" | Regia di Rita Marzio Maralla | 7' - 2023
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Due documentari che, a partire dalla terribile alluvione che colpì tra il 16 e il 17 maggio 2023 le zone della Romagna, cercano di elaborare contro-letture e analisi dellâevento catastrofico e del territorio, soprattutto alla luce di quanto accaduto nuovamente nel mese di Settembre. Ci avevano "rassicurato" sull'eccezionalità di questi eventi, ma bisogna fare i conti con un cambiamento che Ú già in atto e continuerà ad incidere sugli anni a venire.
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Il 16 e il 17 Maggio 2023 una violenta tempesta d'acqua investe i territori dell'Emilia e della Romagna, facendo innalzare in poche ore il livello di fiumi e torrenti: alluvioni, frane e smottamenti si manifestano un po' ovunque mutando drasticamente la conformazione del paesaggio.
Pieve del Pino si trova nel comune di Sasso Marconi, a ridosso dei colli bolognesi: in quei giorni molteplici frane impediscono agli abitanti di spostarsi e di raggiungere i centri abitati.
FANGO Ú il racconto visivo di questa personale esperienza di "lockdown climatico".
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Tra il 16 e il 17 maggio 2023 si verifica un evento catastrofico in gran parte della Romagna: unâalluvione durata più di 36 ore che ha riversato sul territorio 250 milioni di metri cubi dâacqua provocando lâesondazione di 23 fiumi e torrenti e migliaia di frane in 100 diversi comuni romagnoli. Questo film Ú un viaggio attraverso terre, città , quartieri e vite colpite, infangate e franate nonché un percorso che porta allâincontro con gli scrittori Wu Ming, con militanti che popolano un ecosistema di lotte in Romagna e con abitanti dallâappenino Romagnolo fino alla bassa Romagna che cercano di elaborare delle contro letture e analisi dellâevento catastrofico e del territorio che lo ha accolto. Parole libere e irriverenti denunciano le mancanze delle istituzioni nella messa in sicurezza di fiumi e territori, prima e dopo lâalluvione. Puntano il dito su gli ingranaggi di un modello di sviluppo capitalistico incapace di fare un passo indietro per quanto riguarda la cementificazione di territori fragili, la programmazione di grandi opere stradali e la costruzione di complessi commerciali e abitativi in zone ad alto o medio rischio alluvionale. Tutto ciò in un periodo storico in cui un cambio di paradigma ambientale dovrebbe imporsi ad ogni livello, dalla politica allâeconomia passando per la società e la cultura nel suo insieme.
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