Gli automotivati – La love story tra scuola e motori
Rombo di motore, bruuum, bruuum. Uno spot della Regione Emilia Romagna dice che è «la colonna sonora del Belpaese», «versione postmoderna dell’inno di Mameli».
L’Italia è prima in Europa per densità di automobili, 663 ogni mille abitanti. Mantiene il primato da decenni, nonostante crisi economiche, politiche, sanitarie.
Non basta citare la Fiat e il suo ruolo nella storia nazionale. C’è qualcosa di più profondo, che sprona a comprare auto e le rende imprescindibili, ben oltre la mera necessità di spostarsi. Ciò è tanto più vero in Emilia Romagna, dove la passione per i motori si abbina a una produzione legata al lusso e allo sport.
A raccontarsi ne Gli automotivati è un professore di un istituto tecnico-professionale che, trasferitosi a Bologna, ci mette qualche anno a capire dov’è finito: nel tempio a cielo aperto del culto del brum brum. La Ferrari, la Lamborghini, la Maserati, il rutilante Motor Show, l’autodromo di Imola, la «Motor Valley» lungo la via Emilia con le sue centinaia di fabbriche che lavorano per l’automotive…
La chiamano anche Tumor Valley: è l’area più inquinata d’Europa.
Qui il settore dell’automotive concentra spinte che condizionano tutta la società, a partire proprio dalla scuola. Durante le ore di lezione, nel confronto coi colleghi, persino a ricreazione diventa chiaro che insieme ai suoi bolidi l’industria dei motori produce ideologia: si studia solo quanto serve per trovare subito un lavoro, i migliori devono elevarsi sugli altri, there is no alternative all’automobile ecc.
Gli automotivati indaga e narra tutto questo tra i banchi di scuola in un’alternanza di spasmi testuali, una sorta di twerking in cui ogni genere è scosso al ritmo della peggior musica, quella di milioni di auto che sgasano, incuranti di guerre e crisi climatica.
Procediamo, ciascuno nel proprio abitacolo, schermandoci dal mondo, ascoltando le nostre playlist, per non pensare che andiamo verso l’ultimo – forse il definitivo – incendio.
Bruuum, bruuum.
“Che ti frega degli spazi bianchi, dei sogni, di bighellonare, di sbagliare, dell’amore, ah, l’amore, centra la casella e subito dopo centrane un’altra, e ancora, sii esatto, sii perfetto, scegli la vita e corri, senza guardare da un’altra parte, corri, uccidi e vinci, fosse anche per quei maledetti trenta centesimi di secondo, schiva una vita di frustrazioni e corri, che uno su mille ce la fa, tu puoi farcela, puoi vincere. Corri”
Paolo La Valle
Paolo La Valle è nato nell’anno della distopia orwelliana. Vive a Bologna, lavora come insegnante e fa l’attivista. Quando può non disdegna di piantare le tende anche in Spagna e Portogallo. Ha scritto per Giap, Napolimonitor, Nuova Rivista Letteraria e Minima&Moralia.